Qualche giorno dopo, mia madre mi disse che Debra l’aveva chiamata.
Non per scusarsi, tutt’altro. Aveva suggerito con aria di sufficienza che le foto con lei e mio padre sarebbero venute « più belle » perché mostravano entrambi i genitori, non solo uno.
Ha persino cercato di vantarsi che avessi scattato più foto con lei che con mia madre. Era una bugia totale: non ho nemmeno conservato le foto in cui c’era Debra. Ero furiosa.
L’ho affrontata, le ho detto di smetterla di cercare di sminuire mia madre e che non era né carino né divertente. Ne ho parlato anche con mio padre.
La sua risposta? Un’alzata di spalle e un condiscendente: « Debra sta solo cercando di essere gentile. Sei un po’ troppo sensibile ».
Fu allora che mi resi conto che non potevo contare sul suo intervento.
Da quel momento in poi, Debra aumentò il livello di zucchero. Mi chiamava « tesoro » o « tesoro » con quella voce cantilenante che a malapena copriva la sua aggressività passiva.
Secondo Jerry, l’amico di lunga data di mio padre, alle mie spalle continuava a chiamare mia madre con nomi come « Suzy la triste » o « Susan la sciatta ».
Poi ha iniziato a chiamarsi la mia « mamma bonus ». Ho smesso subito di chiamarla così.
« Non sei mia madre e non sei il mio bonus », le dissi senza mezzi termini. Da quel momento, mantenni una sana distanza.
Anni dopo, quando mi sono fidanzata con quello che ora è mio marito, Ethan, sapevo che dovevo invitare mio padre e Debra.
Per quanto volessi evitare drammi, non volevo creare una frattura più profonda. Ma avevo la sensazione che le cose non sarebbero andate lisce.
Così ho parlato con mio padre: « Per favore, parlale. Non voglio stranezze al matrimonio ». Mi ha assicurato che l’avrebbe fatto.
Ultime parole famose.
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